Vittorio Cordero di Montezemolo

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Vittorio Cordero di Montezemolo
NascitaMondovì, 14 aprile 1862
MorteMondovì, 21 novembre 1950
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
GradoGenerale di divisione
GuerreGuerra d'Eritrea
Guerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino
Pubblicazionivedi qui
dati tratti da Cordero di Montezemolo, Vittorio[1]
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Vittorio Cordero di Montezemolo (Mondovì, 14 aprile 1862Mondovì, 21 novembre 1950) è stato un generale e aviatore italiano, pioniere dell'aviazione, primo comandante del reparto aviazione del presso il battaglione specialisti del genio (1910-1912).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque il 14 aprile 1862 a Mondovì (provincia di Cuneo), figlio del marchese Cesare e di Sofia dei conti Lanza.[1] Apparteneva alla stirpe dei Cordero di Montezemolo. Dopo aver frequentato la Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino e la Scuola di applicazione d'arma di artiglieria e genio, nel 1882 fu nominato tenente dell'arma di artiglieria.[1] Dal 1885 al 1886 partecipò alla guerra d'Eritrea; promosso capitano nel 1888, prestò servizio presso la direzione di artiglieria di Bologna e successivamente alla Scuola di guerra.[1] Divenuto maggiore nel 1903, fu addetto all'ispettorato di artiglieria e poco tempo dopo transitava al battaglione specialisti del genio per la formazione e l'addestramento del 1° Reparto di aviatori militari.[2] Nel 1903 pubblicò a Roma il libro Studio sulla navigazione aerea, che trattava su basi scientifiche il problema del volo.[3]

Il 7 giugno 1905 effettuò il primo tentativo di volo non a vela con un mezzo più pesante dell'aria in Italia pilotando l'aerostave Bertelli, connubio tra aerostato e aeroplano costruito con la sua consulenza dall'industriale bresciano Achille Bertelli.[4] Il tentativo, effettuato in piazza d'armi a Roma , non ebbe esito positivo in quanto il motore dell'elica non funzionò.[4] L'aerostave fu innalzata, trainata da cavalli al galoppo, fino a una altezza di cinquanta metri.[4] Dopo tre giri della piazza, caduto un cavallo, il traino si interruppe bruscamente, l'apparecchio cadde, ed egli riportò escoriazioni e distorsioni.[4]

Promosso tenente colonnello nel 1910, tra quell'anno e il 1912, come comandante del reparto aviazione, pilotò diversi aerei sui campi di Centocelle (Roma) e Mirafiori (Torino).[1] Il 4 agosto 1911, dopo il trasferimento del reparto aviazione da Centocelle alle nuove sedi di Aviano (Pordenone) e Cascina Malpensa (Varese) volò, come passeggero, con il tenente Leopoldo De Rada, da Aviano ad Udine, battendo il primato di durata di volo con passeggero percorrendo 70 km in un'ora e 15 minuti.[5][6] In quell'anno si tennero le grandi manovre del Regio Esercito nel Monferrato, ed egli inviò una squadriglia con i suoi hangar di tela portatili ad ambedue i partiti contrapposti,[7] e poi cinque piloti che effettuarono il raid Bologna-Rimini-Venezia-Bologna arrivando nei primi posti.[3][8]

Nel 1910 pubblicò l'articolo Progetto di un aeroplano ad equilibrio automatico senza timone[9] e sulla stessa rivista pubblicò successivamente l'articolo Le ali battenti, in cui espose la teoria dell'ortottero',[3] un apparecchio per la navigazione aerea nel quale le ali sono il mezzo di sostentamento e di propulsione.[10] Al questo problema dell'ortottero dedicò anni di studio e di perfezionamenti[11] nonostante l'insuccesso delle prove fatte a Guidonia con un prototipo a pedali egli si augurò per il suo apparecchio, che secondo lui era il sistema più economico di sostentamento nell'aria, un notevole sviluppo nel futuro.[3]

Nominato comandante del 2° Reparto aviazione presso il battaglione specialisti del genio;[12] partecipava alla guerra italo-turca come comandante delle squadriglie aviatori.[1] Dopo lo scoppio delle ostilità inviò a Tripoli un reparto di aerei ed aviatori posti alle dipendenze del Regio Esercito, ricevendo poi costanti richieste per l'invio di nuovi mezzi e personale.[3]

Nel settembre 1912 lasciò l'incarico di comandante del reparto aviazione, sostituito da Giulio Douhet, e nel 1913 fu trasferito a Torino, presso il Reggimento artiglieria da campagna.[13][14] L'interruzione dell'attività aeronautica non segnò per lui la cessazione degli studi su tale materia.[1] Promosso colonnello durante la prima guerra mondiale, nel 1917 fu inviato a Genova dal Comando Supremo per organizzarne la difesa antiaerea. Posto in posizione ausiliaria nel 1920, fu promosso generale di divisione nel 1923. Si spense a Mondovì il 21 novembre 1950.

Da segnalare una sua comunicazione, dal titolo Sui proietti slittanti, presentata alla XIX riunione della Società italiana per il progresso delle scienze, tenutasi a Bolzano nel settembre 1930 e Trento[15] dove descrisse un nuovo tipo di proiettile, costituito da un disco piatto rotante velocemente attorno al suo asse, lanciato meccanicamente, capace di colpire bersagli a grande distanza.[N 1][1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle campagne d'Africa - nastrino per uniforme ordinaria
Croce per anzianità di servizio militare - nastrino per uniforme ordinaria

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Studio sulla navigazione aerea, Enrico Voghera, Roma, 1903.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il proiettile era definito "slittante" perché compiva la parte discendente della traiettoria planando nell'aria.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Umberto D'Aquino, Vittorio Cordero di Montezemolo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 28, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1983.
  2. ^ Ferrari 2004, p.23.
  3. ^ a b c d e Rivista Aeronautica n.3, marzo 1950, p.186.
  4. ^ a b c d Mancini 1936, p.86.
  5. ^ Mancini 1936, p.236.
  6. ^ Fraschetti 1986, p.16.
  7. ^ Fraschetti 1986, p.19.
  8. ^ Fraschetti 1986, p.17.
  9. ^ Rivista di artiglieria e genio, XXVII [1910], 3, pp. 481-504.
  10. ^ Rivista di artiglieria e genio, XLIX [1930], 5, pp. 627-646.
  11. ^ L'ortottero, in Il Politecnico, LXXXIII[1935], 5, pp. 258-265, e l'opuscolo Teoria dell'ortottero, Roma 1936.
  12. ^ Fraschetti 1986, p.14.
  13. ^ Finizio 2017, p.48.
  14. ^ Fraschetti 1986, p.36.
  15. ^ Il resoconto si trova sulla rivista L'Aerotecnica, IX [1931], I, pp. 94 e seguenti.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Calendario generale del Regno d'Italia pel 1916, Roma, Tipografia delle Mantellate, 1916.
  • Mario Cobianchi, Pionieri dell'Aviazione in Italia, Roma, Editoriale Aeronautico, 1943.
  • Umberto D'Aquino, CORDERO di Montezemolo, Vittorio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 28, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1983. Modifica su Wikidata
  • Alessandro Fraschetti, Prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia dal 1884 al 1925, Roma, Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico, 1986.
  • Paolo Ferrari, L'aeronautica italiana: una storia del Novecento, Milano, Franco Angeli, 2004.
  • Giancarlo Finizio, Fra guerra, aviazione e politica. Giulio Douhet, 1914-1916, Tricase, Youcanprint, 2017.
  • Angelo Lodi, Il periodo pionieristico dell'Aeronautica Militare Italiana. 1884 - 1915, Roma, Rivista Aeronautica, 1961.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Carlo Montù, Storia dell'artiglieria, Roma, Biblioteca di artiglieria e genio, 1953.
Periodici

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]